La Repubblica Federale Tedesca era più forte della Repubblica Democratica Tedesca sotto diversi aspetti: per numero di abitanti, potenza economica, legami politici ed economici. Grazie al piano Marshall e al pagamento di minori riparazioni dovette inoltre sopportare le conseguenze della guerra in misura ridotta. La RFT disponeva di maggiori ricchezze naturali e di un territorio più ampio. Essa sfruttò questa molteplice superiorità in tutti i modi, ma soprattutto promettendo ai cittadini della Repubblica Democratica Tedesca vantaggi materiali se abbandonavano il loro paese. Molti cittadini della RDT non resistettero a questa tentazione e fecero quello che i politici della Repubblica Federale Tedesca si aspettavano che facessero “votarono con i piedi”. Il successo economico esercitò un’attrazione fatale sui tedeschi dopo il 1945 non meno di quanto era accaduto dopo il 1933. La RDT e gli Stati alleati del Patto di Varsavia vennero a trovarsi in una situazione difficile. La politica del roll-back sembrava coronata da successo in Germania. La Nano si accingeva ad estendere la sua area di influenza fino all’Oder. Questa politica produsse nel 1961 una situazione di tensione in Germania che metteva in pericolo la pace mondiale. L’umanità si trovò sull’orlo di una guerra atomica. Questa era la situazione quando gli Stati del Patto di Varsavia decisero la costruzione del Muro. Nessuno prese quella decisione a cuor leggero, perché divideva le famiglie, ma anche perché era il segno di una debolezza politica ed economica del Patto di Varsavia rispetto alla NATO che poteva essere compensata solo con mezzi militari. Politici eminenti fuori della Germania, ma anche nella RFT, riconobbero però dopo il 1961 che la costruzione del Muro aveva diminuito la tensione nel mondo. Prima della costruzione del simbolo principale della Guerra fredda, il Muro di Berlino, spostarsi tra Berlino Ovest e Berlino Est era relativamente facile. Fino a mezzo milione di tedeschi ogni giorno attraversavano la linea di demarcazione in entrambe le direzioni. Oltre 50 mila cittadini della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania dell’Est) si alzavano la mattina presto e andavano a lavorare nella parte occidentale della città, dove gli stipendi erano molto più alti, e la sera tornavano a casa, dove i prezzi erano molto più bassi. Non tutti, però, tornavano dai loro viaggi a Berlino Ovest. Molti preferirono rimanere nell’Ovest, più prospero. Oltre 207.000 tedeschi orientali lasciarono il Paese nel 1961, con più di 30.000 persone che si trasferirono a Berlino Ovest nel solo luglio di quell’anno, per non tornare mai più. E poiché la maggior parte dei disertori era costituita da giovani specialisti istruiti, per l’economia della Ddr ci furono grossi problemi. Di conseguenza, la leadership della Germania dell’Est decise di chiudere il confine e dopo aver ricevuto l’approvazione da parte di Mosca, i cui rapporti con la Nato in quel momento erano molto tesi, iniziò la costruzione del famigerato Muro. Definito ufficialmente Antifaschistischer Schutzwall, “Barriera di protezione antifascista”, era di fatto destinato a tenere i tedeschi orientali all’interno del Paese. La mattina del 13 agosto 1961, i berlinesi scioccati osservarono come i militari e la polizia della Germania orientale scaricavano grandi quantità di cemento, filo spinato, pale e blocchi di pietra. La costruzione definitiva del Muro di Berlino durò quasi 15 anni. Al culmine della sua “potenza”, il muro alto 3,5 metri aveva una lunghezza di 155 km, 127,5 dei quali erano dotati di sistemi di allarme elettrici o sonori, 302 torri di guardia, 250 canili per i temuti cani di guardia, 20 bunker e 11.000 soldati armati.
Oggi il canale youtube heikudo e La Biblioteca di Alessandria ci spiega quando e perché è stato costruito il Muro di Berlino.
La caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, segnò una sorta di interregno gramsciano, dove il vecchio ordine, ormai moribondo, cadeva sotto le picconate dei tedeschi orientali mentre il nuovo rimaneva ancora un’incognita. L’assalto di migliaia di uomini e donne a quel muro che aveva sancito l’impenetrabilità dei due mondi, portava con sé tutto l’entusiasmo per la fine di un’era che li aveva costretti ad una divisione forzata per quasi trent’anni. Quella notte la storia cambiò e la gioia sui volti dei migliaia di manifestanti inondava di ottimismo le speranze per il mondo che sarebbe arrivato. Tuttavia nonostante Berlino sia stato diviso dal famigerato mura, oggi, a distanza di molti anni, è una vibrante capitale europea unificata. Poche città hanno vissuto una storia cosi turbolenti, poche città sono cambiati cosi rapidamente. Gottfried Schenk un fotografo tedesco che vive a Berlino dagli anni settanta testimonia la trasformazione della città attraverso foto scattate nello stesso posto in momenti diversi. In questo breve video-documentario girato della Euronews si presenta: la Berlino di ieri e di oggi ,com’è cambiata la città dopo la caduta del muro.
Le ultime due giornate di C’era una volta il muro di Arci Lombardia nel 2019 a Milano hanno offerto lo spettacolo teatrale [guarda i video] Il muro e lo specchio a cura della Compagnia dell’elefante 2019, la visita guidata [guarda i video] con gli studenti delle mostre allestite alla Ex Fornace a Milano, a cura di Melina Scalise (Fondazione Tadini), Il confronto dialogo [guarda i video] Cos’è un muro, condotto da Mauro Sabbadini, con Salvatore Carruba (presidente de Il Piccolo teatro) e Roberto Escobar (filosofo, politico e critico cinematografico) e Milano città senza muri? [guarda i video], coordinata da Laura Miani, con Cosima Buccoliero (direttrice Carcere Minorile Beccaria e direttrice del Carcere di Bollate), Simone Gambirasio (giornalista), Modou Gueye (Centro Internazionale di quartiere), Maryan Ismail (operatrice culturale), Nino Romeo (Camera Sud Milano), Tommaso Santagostino (antropologo), Elio Savi (presidente ReAgire aps). On line sul canale di Arci Lombardia tutti i video dell’iniziativa.
Il muro di divisione tra Israele e Palestina, iniziato a costruire nel 2002, passa anche a Betlemme, città palestinese che si trova a 7 chilometri da Gerusalemme. Qui si usa il muro come tela per la street art: tra arte di protesta e speranza di pace. r397 – Montaggio di Roberta Bennato, immagini di Riccardo Nissott.
Anche per oggi è tutto, vi auguriamo una buona serata e ci rivediamo domani su questa pagina. [Dario Onofrio, coordinatore Arci Como WebTV]
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